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Yi Cui: «Le nuove batterie al litio dureranno dieci volte di più»

di Luca Salvioli

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1 ottobre 2009

Yi Cui sorride e gesticola come un bambino quando spiega i risultati ottenuti in laboratorio. Si fa serio e misterioso quando passa al business plan della sua azienda. A 33 anni ha già fatto un sacco di cose. A partire dalla laurea in Chimica alla University of science and technology di Hefei, in Cina, nel 1998. Poi il dottorato ad Harvard, la ricerca a Berkley, nel 2004, e il titolo, a 28 anni, di «World Top 100 Young Innovator Award» assegnato da Technology Review. Dal 2005 è professore associato a Stanford, dove si occupa di ricerca energetica a livello nanotecnologico. «Sì, ho fatto un sacco di cose. La più difficile è sapere cosa si vuole dalla vita, avere un obiettivo chiaro. Per me è sviluppare tecnologie che possano aiutare la società. La seconda regola è che bisogna lavorare duro. Quando ero al liceo giocavo a calcio tutti i giorni. Durante l'università una volta alla settimana. Ora che sono professore una volta al mese. Ah… poi c'è al terza regola: ci vuole fortuna».

Nel 2007 ha pubblicato su Nature i risultati di una sperimentazione su una nuova generazione di batterie agli ioni di litio. «Stiamo cercando di aumentare in maniera rilevante la quantità di energia contenuta in una batteria – spiega a Nòva24 Yi Cui, in Italia per qualche giorno ospite del «Chemistry and physics of materials for energetics», la scuola dedicata ai materiali per le applicazioni energetiche dell'Università di Milano-Bicocca -. Quelle agli ioni di litio oggi alimentano ogni device elettronico, dall'iPhone al laptop. Solo che la densità energetica non è alta. Durano poco, sono ingombranti: un problema evidente se pensiamo all'auto elettrica».

Il gruppo di ricerca di Stanford ha risolto il problema partendo dall'anodo. Generalmente è fatto di atomi di carbonio, materiale che non ha una grande capacità di immagazzinamento degli ioni di litio. «Lo abbiamo sostituito con i nanofili di silicio, riuscendo ad aumentare l'assorbimento, e quindi l'efficienza della batteria, di dieci volte». Un passo alla volta. Il primo è uscito dai laboratori e ha portato Yi Cui a fondare una start-up per commercializzare le nuove batterie. «E' nata a febbraio grazie al sostegno di un venture capital – continua -. Vogliamo fare un prototipo commerciale nei prossimi 3-4 anni. Partiremo dai laptop. Produrre batterie per le auto richiede cinque anni di sviluppo». Il secondo passo, quello del catodo, per ora è fermo nei laboratori di Stanford: «Se ce la facessimo anche lì potremmo migliorare l'efficienza delle batterie odierne dell'80%». «Con Obama i fondi dedicati alla ricerca sono aumentati – afferma Yi Cui -. Il mio gruppo di lavoro può contare su 2,5 milioni di dollari all'anno, ma sono destinati a diversi progetti, non solo alle batterie».

Quanto all'auto elettrica, ha una visione chiara. «Una volta che le batterie consentiranno di fare trecento chilometri senza ricarica non ci saranno problemi. Poi si ferma la macchina in box e la si ricarica in un paio d'ore. La maggior parte delle persone non usa la macchina per più chilometri. Se proprio ne ha bisogno, può optare per una soluzione ibrida». Lo scienziato ha abbandonato il suo Paese, la Cina, quando di energia rinnovabile ancora non parlava nessuno. In pochi anni il mondo è cambiato. «Ora c'è molta attenzione, sono in contatto con diverse aziende innovative – conclude -. Gli Stati Uniti sono ancora il posto migliore per fare ricerca, ma in futuro potrei anche tornare in Cina».
luca.salvioli@ilsole24ore.com

1 ottobre 2009
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